Il Castello di Bereguardo in una stampa ottocentesca |
Sabato 17 novembre 2012
Ore 11,00: Il Medioevo corre sull’acqua. Visita guidata al Castello Visconteo di Bereguardo (PV). Costo 5 euro: Ritrovo davanti all’ingresso.
L´origine di Bereguardo è oscura nel tempo, non avendo dati certi del
luogo ma, con probabilità, fu possesso del Vescovo di Pavia. Nel 1300
Luchino Visconti lo dotò di un Castello.
Il suo nome risente chiaramente dell´influenza della letteratura francese, italianizzando il nome francese di «Bel-Regard» (“Bello Sguardo”) in Bereguardo.
Il Castello, rimasto possesso dei Visconti, servì, più che per scopi guerreschi, come Villa Ducale, resa più attraente per annessione di una superba riserva di caccia, unitavi dal Duca Gian Galeazzo Visconti, con un decreto del 16 febbraio 1386, che estendeva a tutto il territorio del Ticino, allora ricchissimo di fitti boschi e selvaggina di ogni sorta come cinghiali, cervi, caprioli, daini, etc.
Il suo nome risente chiaramente dell´influenza della letteratura francese, italianizzando il nome francese di «Bel-Regard» (“Bello Sguardo”) in Bereguardo.
Il Castello, rimasto possesso dei Visconti, servì, più che per scopi guerreschi, come Villa Ducale, resa più attraente per annessione di una superba riserva di caccia, unitavi dal Duca Gian Galeazzo Visconti, con un decreto del 16 febbraio 1386, che estendeva a tutto il territorio del Ticino, allora ricchissimo di fitti boschi e selvaggina di ogni sorta come cinghiali, cervi, caprioli, daini, etc.
"Bifora" decorata in cotto con davanzale |
In quell´anno era Castellano di Pavia Matteo Marcagatti di Bologna, detto il Bolognino il quale, indotto da Agnese Del Maino, consegnò Pavia al Conte Sforza e questi, per l´aiuto avuto, rimunerò il Bolognino col titolo di Conte e col soprannome di Attendolo, e gli donò il Castello di Bereguardo.
Questa possessione rendeva in quel tempo alla camera Ducale 900 ducati e, dopo quella del Parco di Pavia e del Castello di Settimo, era la maggiore di tutte le possessioni ducali nel territorio pavese.
Essendo in quel tempo rimasta trascurata la caccia, la selvaggina era talmente cresciuta, che fu accordata la facoltà a chiunque di ucciderla nel territorio.
Il primo di aprile del 1450, essendo Francesco Sforza diventato Duca di Milano, revocò la donazione di Bereguardo al Bolognino, e la volse a favore del Conte Giovanni Tolentini della Stacciola, del Ducato di Urbino, suo capitano e consigliere ducale, al quale diede in sposa la propria figlia naturale Isotta Sforza, conservando però a sé stesso una parte dei diritti feudali.
Il Conte Giovanni Mauro da Tolentino tenne il feudo di Bereguardo dal 1450 al 1470, anno di sua morte.
Memorie dei Tolentini in Bereguardo sono il Canale Ticinello, poi chiamata Roggia Tolentina, e le Cascine Tolentine (Cascina Grande, Cascina Conca, etc).
Nel 1374 si ha memoria documentata del Porto, o passaggio sul Ticino, consistente in un ponte di barche, o più frequentemente di una semplice nave girante dalle due rive, per trasporto dei passeggeri.
Era uno degli undici porti costruiti sul Ticino, il quinto da valle a monte. Nelle vecchie carte geografiche e documenti, era chiamato di Bereguardo, di Parasacco, della Zelata, del Pissarello ed anche di Garlasco. Per la sua importanza commerciale militare, nel 1378 fu fortificato, e sostituito nel 1449 da un ponte di barche dal Duca Francesco Sforza, per transito e poi sostituito da un ponte in chiatte stabile, qui trasferito dalla Becca sul Po.
Venuta meno la sua ragione difensiva, fu assai rimaneggiato e anche notevolmente danneggiato nei secoli successivi. Una serie di restauri negli anni '80 a opera del Comune su progetto degli archittetti Rizzini e Carminati, lo hanno rivitalizzato e valorizzato.
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