mercoledì 21 novembre 2012

La visita guidata della terza giornata

Sabato 15 dicembre 2012
Ore 11,00: Il Medioevo corre sull’acqua: Visita guidata alla Chiesa di Sant’Andrea in Via Agnese Pasta a Melzo (MI). Costo 5 euro. Ritrovo davanti all'ingresso. 
La costruzione della Chiesa di Sant'Andrea a Melzo risale ad un periodo compreso tra l'XI e il XII secolo. La prima citazione in un documento della chiesa è relativa ad un atto del 1025, ed è da considerarsi la data più antica ritrovata. Negli anni 60 la chiesa fu recuperata come bene ecclesiastico e si provvide alle prime opere di restauro che, nonostante il grave dissesto dell'edificio, permise negli anni successivi il recupero sia strutturale (rifacimento pavimento, tetto, campanile, ecc.) che pittorico (affreschi). Ultimamente, grazie all'associazione "Amici di S. Andrea", si é quasi ultimato il recupero degli affreschi, alcuni dei quali probabilmente appartengono alla scuola di Leonardo da Vinci.
Ha una pianta rettangolare, con navata, muri di pietra e originario stile gotico-lombardo che si trasforma in barocco nel Settecento. Gli affreschi sono della fine del Quattrocento.
Nella chiesa di Sant'Andrea, Bernardo Zenale (Treviglio, 1463/1468 – Milano, 1526) realizzò con Bernardino Butinone (Treviglio, 1450 circa – notizie fino al 1510 circa) il trittico dell'Immacolata Concezione con gli offerenti a destra santa Caterina d'Alessandria, a sinistra san Girolamo. I committenti identificati dalla loro simbologia sono Caterina Sforza Riario figli di Galeazzo Maria Sforza, e il marito Girolamo Riario. La loro presenza rievoca la congiura contro Galeazzo Maria Sforza del 1476, riproposta nella cappella Grifi e realizzata da Zenale e Butinone nella chiesa di San Pietro in Gessate.
Manca la documentazione che attesti l’incarico della realizzazione della maggior parte degli affreschi in Sant’Andrea. Ma può essere fatto un nome: Bernardo Zenale. Partendo da una citazione del Vasari, che lo indica come amico di Leonardo da Vinci durante il suo soggiorno a Milano. Confronti tra opere di sicura attribuzione allo Zenale e gli affreschi della chiesa di Melzo evidenziano molte similitudini stilistiche, ma in qualche scena dipinta in Sant’Andrea, la mano risulta più abile.
Qualche difficile particolare anatomico da disegnare, qualche ritratto non di maniera, evidenziano che Leonardo sui lavori di Sant’Andrea non ha avuto solo la “direzione artistica”, ma talvolta è intervenuto direttamente, con tratti molto simili a quelli di opere a lui sicuramente attribuite. Si può ipotizzare che sia stato proprio Leonardo a segnalare Zenale a Caterina Sforza, per lavorare al ciclo di affreschi della chiesetta. La sua direzione artistica emerge nella scelta dei soggetti e delle scene da rappresentare, con una certa libertà che solo un rapporto di intesa speciale tra committente e artista poteva giustificare. Per esempio, c’è l’abbraccio tra un uomo bianco e uno di colore, impensabile nel Rinascimento, inserito forse soltanto perché Gallo Mauro, staffiere di Galeazzo Maria Sforza e noto per il suo incarnato bruno, perse la vita nel tentativo di salvare il padrone.

lunedì 12 novembre 2012

La visita guidata della seconda giornata

Il Castello di Bereguardo in una stampa ottocentesca
Sabato 17 novembre 2012
Ore 11,00: Il Medioevo corre sull’acqua. Visita guidata al Castello Visconteo di Bereguardo (PV). Costo 5 euro: Ritrovo davanti all’ingresso.
L´origine di Bereguardo è oscura nel tempo, non avendo dati certi del luogo ma, con probabilità, fu possesso del Vescovo di Pavia. Nel 1300 Luchino Visconti lo dotò di un Castello.
Il suo nome risente chiaramente dell´influenza della letteratura francese, italianizzando il nome francese di «Bel-Regard» (“Bello Sguardo”) in Bereguardo.
Il Castello, rimasto possesso dei Visconti, servì, più che per scopi guerreschi, come Villa Ducale, resa più attraente per annessione di una superba riserva di caccia, unitavi dal Duca Gian Galeazzo Visconti, con un decreto del 16 febbraio 1386, che estendeva a tutto il territorio del Ticino, allora ricchissimo di fitti boschi e selvaggina di ogni sorta come cinghiali, cervi, caprioli, daini, etc.
"Bifora" decorata in cotto con davanzale
Nell´anno 1447 il Conte Francesco Sforza, nell´intento di impadronirsi del Ducato di Milano, pose assedio al Castello di Bereguardo.
In quell´anno era Castellano di Pavia Matteo Marcagatti di Bologna, detto il Bolognino il quale, indotto da Agnese Del Maino, consegnò Pavia al Conte Sforza e questi, per l´aiuto avuto, rimunerò il Bolognino col titolo di Conte e col soprannome di Attendolo, e gli donò il Castello di Bereguardo.
Questa possessione rendeva in quel tempo alla camera Ducale 900 ducati e, dopo quella del Parco di Pavia e del Castello di Settimo, era la maggiore di tutte le possessioni ducali nel territorio pavese.
Essendo in quel tempo rimasta trascurata la caccia, la selvaggina era talmente cresciuta, che fu accordata la facoltà a chiunque di ucciderla nel territorio.
Il primo di aprile del 1450, essendo Francesco Sforza diventato Duca di Milano, revocò la donazione di Bereguardo al Bolognino, e la volse a favore del Conte Giovanni Tolentini della Stacciola, del Ducato di Urbino, suo capitano e consigliere ducale, al quale diede in sposa la propria figlia naturale Isotta Sforza, conservando però a sé stesso una parte dei diritti feudali.
Il Conte Giovanni Mauro da Tolentino tenne il feudo di Bereguardo dal 1450 al 1470, anno di sua morte.
Memorie dei Tolentini in Bereguardo sono il Canale Ticinello, poi chiamata Roggia Tolentina, e le Cascine Tolentine (Cascina Grande, Cascina Conca, etc).
Nel 1374 si ha memoria documentata del Porto, o passaggio sul Ticino, consistente in un ponte di barche, o più frequentemente di una semplice nave girante dalle due rive, per trasporto dei passeggeri.

Era uno degli undici porti costruiti sul Ticino, il quinto da valle a monte. Nelle vecchie carte geografiche e documenti, era chiamato di Bereguardo, di Parasacco, della Zelata, del Pissarello ed anche di Garlasco. Per la sua importanza commerciale militare, nel 1378 fu fortificato, e sostituito nel 1449 da un ponte di barche dal Duca Francesco Sforza, per transito e poi sostituito da un ponte in chiatte stabile, qui trasferito dalla Becca sul Po.
Venuta meno la sua ragione difensiva, fu assai rimaneggiato e anche notevolmente danneggiato nei secoli successivi. Una serie di restauri negli anni '80 a opera del Comune su progetto degli archittetti Rizzini e Carminati, lo hanno rivitalizzato e valorizzato.